Neve: bianca, soffice, candida, nasconde tutto, anche le cose brutte. Spazzatura, rifiuti, sterpaglie… Ma anche le cose belle e a volte rovina i nostri manufatti (tendoni, tettoie).
La neve fa anche risaltare delle costruzioni, che sono state erette in centinaia di anni. Fonte di sopravvivenza, ricavate a fatica spostando terra e sassi con immani fatiche.
I terrazzamenti sono per noi poco più di nulla, ma per anni hanno consentito di coltivare anche in zone che altrimenti non lo permettevano.
Per ricavare terreno dove piantare segale, viti, patate e granturco, i nostri avi hanno dovuto spostare tutti i sassi dal terreno e hanno trovato il sistema ingegnoso di accatastarli sotto forma di muretti, che oltretutto rendevano lo spazio piano anche dove la montagna non era propriamente pianeggiante.
Ed ecco che dopo una nevicata queste opere d’arte si fanno vedere, balzano agli occhi, sembrano risorgere.
Chilometri di muretti costruiti sasso dopo sasso, senza legante. Ormai sono reliquie che testimoniano il tempo che fu.
Sempre di più franano a valle, non più curati, amorevolmente accuditi da chi sapeva il loro vero valore.
Noi oggi siamo gli ultimi testimoni incoscienti di una cultura scomparsa, la cultura della sussistenza, appartenenti noi alla cultura del superfluo, dello spreco.
Poveri muretti.
Poveri antenati, se vedessero come stiamo riducendo il territorio a noi lasciato.