Ant, questo è il mio nome, vorrei raccontarvi questa storia di cui sono la protagonista.
Ero stata impiegata per pubblicizzare un prodotto, ma alla fine del periodo di promozione, sono stata messa da parte, non avevo più un’occupazione. E dire che avevo attirato molti occhi su di me, tutti mi osservavano!
Tutto questo non contava, non servivo più, come una poveretta giacevo in un angolo in attesa di un nuovo impiego.
Il tempo passava e nessuno mi voleva più, e questo mi faceva invecchiare precocemente, comparivano le prime rughe, la mia pelle ingialliva.
Avevo sentito di altre mie colleghe che avevano avuto una storia molto simile e che erano poi state portate in un posto orribile, ma io sapevo di valere molto di più di quelle. Avevo nobili radici, i miei avi veniva dall’Ammazzonia… La persona che si era presa cura di me, lo faceva amorevolmente, e io mi ero illusa… Era brutto aspettare, vedere altre meno belle di me lavorare.
Mi consolava il fatto che molte di queste dopo poco tempo erano nella mia condizione: aspettavano in silenzio in un angolo, nella speranza di poter lavorare. Spesso, in preda alla disperazione, piangevo, ma questo non faceva che peggiorare le cose, diventavo sempre più brutta.
Un giorno venne un signore, non distinto come chi mi aveva usata per la pubblicità, vestito piuttosto male, che ci raccolse tutte e ci portò in un gran capannone, tutte insieme, dopo un viaggio abbastanza traumatico.
Mi dissi che era il mio momento, che tutto sarebbe finito, male, ma non avrei più sofferto. Qui eravamo in tante, avevamo avuto più o meno la stessa storia, c’erano anche mie colleghe che avevano lavorato in gruppo per un giornale, per un solo giorno, tutte con lo stesso destino. Già ma quale? Ernesto era un ometto che ci raccoglieva e ci riutilizzava, trasformando la nostra vita, facendo in modo di farci trovare ancora lavoro.
Tutte noi gli vogliamo molto bene, perché dopo aver lavorato ci ritrovavamo di nuovo qui ed Ernesto ci dedica una scritta: “100% Carta riciclata” e via di nuovo…
Geo, Topo, Coro sono tre fratelli. Tutti e tre lavorano nella stessa ditta.
Topo, che è il fratello maggiore, si occupa dei lavori più precisi, ha più pazienza e quindi da lui si ottengono i prodotti migliori.
Anche da Coro si possono avere opere accettabili, ma il suo temperamento è meno costante, quindi lui si occupa di tutto ciò che Topo e Geo non fanno o non possono fare.
Già perché Geo, non si può occupare di cose troppo complesse, non è abbastanza scrupoloso da potergli affidare lavori meticolosi.
È nel gruppo perché è il più allegro, mette di buon umore, il classico bontempone che gioca scherzi a tutti.
Alcune volte i fratelli lo vorrebbero strozzare per quello che combina, ma Geo con un’ulteriore burla è in grado di cambiare le carte in tavola: alla fine dopo il rischio di una tempesta torna il sereno.
Una volta Geo però rischiò proprio grosso. Stavano lavorando per una ditta che si aspettava molto da loro, non dovevano deludere le attese; c’era di mezzo forse anche il futuro della loro azienda. Ma ecco che a Geo venne l’idea più maldestra che potesse avere.
Si stavano occupando della stampa di cartine dell’Italia e, proprio al momento di andare in macchina, volle entrare in azione cambiando il disegno dell’Italia. Fece di più: la divise in due parti chiamandole Nordania e Sudania.
I fratelli non si accorsero di nulla, lavoravano così di fretta ed erano per giunta in ritardo, e poi avevano ricontrollato più volte il loro lavoro.
Quando tutto fu consegnato e ai fratelli Grafico furono rimandate indietro le migliaia di carte geografiche sbagliate, lo scherzo venne a galla.
Non fu solo questo. Una cartina finì in mano ad un certo Rossi, a cui venne l’idea di organizzare per il 15 Settembre la divisione dell’Italia, proprio come disegnata da Geo. Fortunatamente nessuno o quasi seguì il Rossi, e il rischio di mandare tutto a carte quarantotto fu evitato dal buon senso di tutti.
Seguì una bella strigliata da parte di Coro e Topo, e il burlone imparò il proverbio: “Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi”.
27 Settembre 1996